
Se questi muri potessero parlare…
Se questi muri potessero parlare non ci sarebbe bisogno di guardare la televisione


Siamo a San Sperate. Un grosso borgo nella campagna non lontano da Cagliari. Un’antica origine punica, testimoniata da ritrovamenti archeologici. Oggi un Paese Museo.
Ci arriviamo in una calda giornata di fine giugno e la nostra meta è il Giardino Sonoro di Pinuccio Sciola (qui raccontiamo la nostra esperienza).
Ma l’interesse per San Sperate non si esaurisce con il Giardino Sonoro. E l’impronta di Pinuccio Sciola non è confinata nel Giardino.
Sciola era fortemente legato alla sua terra e alla sua comunità. Ancora giovane, tornato dalle prime esperienze internazionali, riuscì a trasmettere i valori dell’arte e della bellezza dell’espressione artistica ai suoi compaesani. Decisivo poi negli anni ’70 fu un soggiorno in Messico e i contatti con i maestri del muralismo messicano. Fu così che a poco a poco San Sperate si trasformò in un laboratorio d’arte e in un Museo a cielo aperto.

Passeggiando per San Sperate si incontrano alcune delle sculture di Sciola in pietra, un numero imprecisato di murales colorati di artisti sardi, italiani, internazionali, opere in legno e ceramica. Un Museo in continuo divenire, dove nuove opere si aggiungono anno dopo anno, mentre quelle più risalenti, esposte al sole, al vento, alla pioggia, perdono a poco a poco i colori brillanti della pittura – ma non il loro fascino – e mostrano i segni del tempo.


I murales che decorano i muri degli edifici di San Sperate sono stati realizzati in un lungo arco di tempo, con tecniche diverse e differenti stili.
Alcuni soggetti si rifanno alle pitture murali tipiche della Sardegna e rappresentano i temi legati alla vita quotidiana della cultura contadina. E i protagonisti sono proprio, loro gli abitanti di San Sperate.


Altre opere denotano una ricerca stilistica e un carattere meno descrittivo.



Qualcuno costituisce un vero trompe-l’oeil che allarga lo spazio delle strette stradine del paese.

Alcuni murales, più recenti, si ispirano al graffitismo metropolitano.

I murales sono sparsi in tutto il paese, itinerari di strade che si intersecano, in cui ci si può perdere come in un labirinto. E noi ci siamo persi, nonostante il caldo dell’ora canicolare. Poi, pressati dai tempi contingentati, siamo dovuti scappare via, ma siamo convinti di non aver esaurito la nostra esperienza. Un motivo in più per ritornare…


