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Se questi muri potessero parlare…

Se questi muri potessero parlare non ci sarebbe bisogno di guardare la televisione

San Sperate, Paese Museo

Siamo a San Sperate. Un grosso borgo nella campagna non lontano da Cagliari. Un’antica origine punica, testimoniata da ritrovamenti archeologici. Oggi un Paese Museo.

Ci arriviamo in una calda giornata di fine giugno e la nostra meta è il Giardino Sonoro di Pinuccio Sciola (qui raccontiamo la nostra esperienza).

Ma l’interesse per San Sperate non si esaurisce con il Giardino Sonoro. E l’impronta di Pinuccio Sciola non è confinata nel Giardino.

Sciola era fortemente legato alla sua terra e alla sua comunità. Ancora giovane, tornato dalle prime esperienze internazionali, riuscì a trasmettere i valori dell’arte e della bellezza dell’espressione artistica ai suoi compaesani. Decisivo poi negli anni ’70  fu un soggiorno in Messico e i contatti con i maestri del muralismo messicano. Fu così che a poco a poco San Sperate si trasformò in un laboratorio d’arte e in un Museo a cielo aperto.

La schiavitù del lavoro di Marco Adami

Passeggiando per San Sperate si incontrano alcune delle sculture di Sciola in pietra, un numero imprecisato di murales colorati di artisti sardi, italiani, internazionali, opere in legno e ceramica. Un Museo in continuo divenire, dove nuove opere si aggiungono anno dopo anno, mentre quelle più risalenti, esposte al sole, al vento, alla pioggia, perdono a poco a poco i colori brillanti della pittura – ma non il loro fascino – e mostrano i segni del tempo.

Un’opera collettiva del 2016 che si ispira ai vari murales storici di San Sperate e alla sua cultura, oltre al progetto Zapatos Rojos, che proprio nel 2016 Elina Chauvet portò nel paese
La maschera di un demone di età punica (riprodotta anche nel murales qui accanto). Fu ritrovata durante scavi archeologici nella campagna di San Sperate ed è oggi conservata al Museo archeologico di Cagliari

I murales che decorano i muri degli edifici di San Sperate sono stati realizzati in un lungo arco di tempo, con tecniche diverse e differenti stili.

Alcuni soggetti si rifanno alle pitture murali tipiche della Sardegna e rappresentano i temi legati alla vita quotidiana della cultura contadina. E i protagonisti sono proprio, loro gli abitanti di San Sperate.

Due opere di Angelo Pilloni, dedicate al lavoro dei contadini e agli abitanti del paese.

Altre opere denotano una ricerca stilistica e un carattere meno descrittivo.

Raffaele Muscas nel 2012

Qualcuno costituisce un vero trompe-l’oeil che allarga lo spazio delle strette stradine del paese.

Alcuni murales, più recenti, si ispirano al graffitismo metropolitano.

I murales sono sparsi in tutto il paese, itinerari di strade che si intersecano, in cui ci si può perdere come in un labirinto. E noi ci siamo persi, nonostante il caldo dell’ora canicolare. Poi, pressati dai tempi contingentati, siamo dovuti scappare via, ma siamo convinti di non aver esaurito la nostra esperienza. Un motivo in più per ritornare…

Angelo Pilloni e Daniele Pillittu nel 2020: al tempo del COVID

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