
Persia e Iran, un unico paese
Prima parte: la meta, l’itinerario e le città

Nella primavera del 2017 abbiamo trascorso quindici giorni esplorando l’Iran. Perché la scelta di questa meta?
Motivi di carattere culturale, in primo luogo. La Persia è una culla della civiltà mediterranea, come abbiamo studiato nei libri di storia, e l’arte persiana è raffinatissima, il punto d’origine dell’arte islamica.
Poi, sotto il profilo della sicurezza, costituisce un unicum nella zona. Il regime politico e la mancanza di una forte opposizione interna, infatti, lo rendono un paese “tranquillo”, non rischioso per terrorismo, com’è invece opinione comune. A meno di non essere smentiti da episodi concreti.
Il viaggio ha rappresentato una conferma delle nostre aspettative, che sono state nel contempo ampiamente superate. Perché, se l’arte persiana ci ha catturati con la sua ricchezza affascinante, il deserto e i suoi i villaggi, i sistemi raffinati per assicurarsi il rifornimento d’acqua sono stati una vera sorpresa, una variazione inaspettata. E, sopra a tutto, gli iraniani ci hanno conquistati con la loro gentilezza, disponibilità, amichevolezza.
L’ITINERARIO

Abbiamo seguito il classico itinerario di chi visita il paese per la prima volta, decidendo le tappe con Fatima e Mustafa, che gestiscono l’agenzia locale di cui ci siamo avvalsi: Iran free tours.
L’itinerario ha toccato le principali città: Tehran, Isfahan, Shiraz e quelle meno note, ma ugualmente interessanti: Kashan, Yazd, Kerman. Poi villaggi, fortezze, caravanserragli incontrati lungo le tappe di trasferimento. E il deserto: vicino a Kashan, il Maranjab e più a sud, nella provincia di Kerman, il Kalut.
LE CITTÀ
Tehran è una città non bella, caotica, inquinata. Proprio come si vede nei film di Farhadi. Per scoprirla e apprezzarla è probabilmente necessario viverla nella sua quotidianità e non riservarle i tempi contingentati del visitatore. È diventata la capitale dell’Iran solo in tempi relativamente recenti nel corso del 1800. Quindi non ha monumenti di particolare pregio, se si eccettua il Palazzo Golestan, residenza degli Scià di Persia, soffocato da brutte costruzioni sorte intorno, muri scrostati, antiestetici condizionatori fuori delle finestre.


Venendo a tempi più recenti è bella l’architettura del famoso arco Azadi, ormai divenuto simbolo della città, e del ponte pedonale Tabiat che collega due parchi cittadini, scavalcando una strada trafficatissima. La torre Milad che arriva a oltre 250 metri di altezza, permette una vista della città dall’alto, che assume un fascino particolare la sera con le strade illuminate e i nastri di luci delle macchine che scorrono in continuazione. Noi siamo saliti di sera, appunto, e abbiamo cenato al ristorante “ruotante”: la vista di lassù è veramente impagabile!

Isfahan è una perla. La metà del cielo la chiamavano un tempo. La piazza centrale (Maydam-e-Imam), immensa, con i monumenti più importanti che vi si affacciano: la Moschea dell’Imam, la Moschea di Lutfallah, il Palazzo di Ali Qipu. E al centro giardini e fontane, frequentati dagli abitanti per picnic nei giorni di festa.


Il bazar, che in un intrico di strade coperte porta fino alla Moschea del venerdì, se possibile ancora più bella di quelle della piazza, perché nelle sue diverse componenti testimonia più di 500 anni di arte persiana. Altri importanti palazzi sono il Palazzo delle 40 Colonne e lo Hasht Behesht (Otto Paradisi) con i loro giardini e le fontane zampillanti. I ponti storici che scavalcano il fiume cittadino, il Ponte dei 33 Archi e il Khajou Bridge, sono illuminati la sera e sempre affollati di persone che passeggiano, si incontrano, organizzano un picnic.

Una scoperta, consigliataci dalla nostra guida, è il Museo della musica, nel quartiere armeno. È un museo privato che mostra una bella raccolta di strumenti tradizionali. Una visita guidata di alcuni musicisti che lo hanno creato, permette di apprezzarlo. E alla fine: un breve concerto di musica tradizionale persiana ha catturato l’attenzione dei visitatori, anche di alcuni bambini che sono rimasti ad ascoltare attenti, in religioso silenzio!
Shiraz ha un’antica origine di cui non rimangono quasi testimonianze. Nel ‘700 prima un’alluvione e poi l’invasione di popolazioni afgane distrussero la città, che risorse alla fine del secolo, in epoca Qajar. Un’impronta raffinatissima, lievemente decadente, si ritrova nelle sue bellissime moschee, nei ricchi palazzi con giardini fioriti e fresche fontane. Il grande amore per la poesia lo testimoniano i mausolei dei due poeti simbolo del paese, Saadi e Hafez, meta di “pellegrinaggio” culturale, affollati di iraniani di ogni età.



A pochi chilometri da Shiraz, imperdibile, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, c’è Persepolis, testimonianza della civiltà persiana e del suo impero risalente al VI secolo a.C



A breve la seconda parte!
Vi racconteremo le nostre esperienze nel deserto, gli incontri con gli iraniani e la vita dei bazar.

Notizie pratiche di viaggio
Abbiamo affidato l’organizzazione dell’intero soggiorno in Iran (hotel, guide nella visita delle città, auto con autista, escursioni nel deserto, voli interni Kerman-Shiraz e Shiraz-Tehran), all’agenzia locale Iran free tour (www.iranfreetours.ir).
Il contatto è avvenuto via mail, con diversi scambi fino ad arrivare all’itinerario definitivo. Sono stati precisi, attenti alle nostre esigenze, professionali; ci hanno inviato la documentazione per ottenere il visto, hanno effettuato per noi tutte le prenotazioni alberghiere, hanno organizzato i trasporti (auto con autista e due voli interni), ci hanno procurato le guide nelle principali città. Durante il viaggio siamo rimasti in contatto giornaliero via WhatsApp, per ogni evenienza o solo per dare loro un feedback sulla giornata.
La moneta locale è il Rial (1 € valeva circa 40.000 Rials ad aprile 2017, oltre 48.000 a novembre 2021) e le banconote sono espresse in Rials, ma spesso i prezzi sono indicati in Toma (1 Toma=10 Rials) e questo porta un po’ di confusione e qualche malinteso. Le carte di credito occidentali non sono accettate, se non per l’acquisto di oggetti particolarmente costosi, quali i tappeti, e in ogni caso le commissioni sono molto elevate.
Per le sistemazioni alberghiere abbiamo scelto, ove possibile, di soggiornare in strutture tradizionali. In mancanza, hotel con standard occidentali.
Tra gli hotel tradizionali, cioè ricavati dalla ristrutturazione di case/palazzi d’epoca, segnaliamo il Boutique Hotel Khane Irani a Kashan (www.khane.ir), di grande fascino. Molto gradevole, a Yazd, il Fazeli traditional hotel (https://hotelsyazd.com/index.php/fazeli-hotel/), con un buon ristorante.
Gli hotel “occidentali”: a Tehran l’Enghelab hotel (www.enghelab.pih.ir); a Isfahan Hasht Behesht (www.hbahotel.com), molto comodo, a 5 minuti a piedi dalla piazza centrale; a Shiraz il Royal hotel (http://www.royalshirazhotel.ir/en-US), nuovo, moderno, con un buon servizio, ma del tutto anonimo.
Molto apprezzabile il Nebka Ecolodge, in un’oasi nella provincia di Kerman, comodo per l’escursione nel deserto del Kalut, dove abbiamo avuto un’accoglienza amichevole da parte della famiglia che lo gestisce, in una struttura semplice, ma pulita e con un’ottima cucina.
Per mangiare, nessun problema di ordine igienico. La cucina persiana è famosa per essere di buon livello. Noi l’abbiamo trovata un po’ ripetitiva, con una presenza eccessiva di carne. Ci sentiamo di segnalare a Isfahan lo Jarchi Bashi Restaurant dove è possibile ordinare diversi assaggi di piatti tradizionali e a Shiraz lo Haft Khan, un complesso situato accanto al Royal hotel, con 5 diversi ristoranti (tradizionale, internazionale, buffet, coffee shop, fast food).
Nella preparazione del viaggio e durante le nostre visite abbiamo consultato la guida della Bradt, in inglese e la Lonely Planet.
I libri che ci hanno accompagnato: Viaggio in Persia di Silvia Tenderini e Il grande Iran, di Giuseppe Acconcia. Quest’ultimo con un buon excursus dalla storia recente ai fatti politici degli ultimi anni, con un taglio socio-economico. Di impronta più letteraria i testi di Kader Abdolah, La casa della moschea e Il Re.
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