street art

Il MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia

Il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, a Roma in via Prenestina 913, ha una sua peculiarità unica: è il primo museo abitato del pianeta Terra. Un museo a cielo aperto, ormai un must nel panorama dell’arte urbana romana. Per la sua salvaguardia si auto-candida per essere riconosciuto come patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.

sul muro di cinta Malala di Kobra accoglie chi arriva

Forti di queste informazioni, un sabato mattina partiamo per la “visita del museo”, consapevoli che si tratterà di un’esperienza fuori dagli schemi. Alle undici, formatosi un folto gruppetto di persone, ci accodiamo alla visita guidata, come in ogni museo che si rispetti. Una troupe inglese sta effettuando alcune riprese.

visita guidata di Metropoliz

Gianluca ci racconta la storia di questo posto che in un periodo lungo circa una ventina di anni, vede sovrapporsi e intersecarsi eventi che riguardano la proprietà del sito, la gente che lo abita, il progetto di valorizzazione e protezione.

Metropoliz_città meticcia: dal salumificio al Museo

All’incirca nel 2000 il salumificio Fiorucci trasferisce la propria attività industriale da questo impianto e abbandona lo stabilimento, successivamente venduto a una società immobiliare. Il cambio di destinazione da edilizia industriale a edilizia abitativa richiederà molti anni e il nulla-osta sarà rilasciato solo nel 2013.

Intanto dal 2009 gruppi diversi di immigrati, rom, italiani occupano gli immobili e trovano in questo luogo un modo per superare le difficoltà abitative che una grande città pone ai suoi abitanti più deboli.

E l’occupazione del sito blocca la realizzazione del progetto di sviluppo immobiliare. A conclusione di un procedimento giudiziario, una sentenza del 2018 condanna lo Stato a un risarcimento ingente a favore della proprietà, per non aver saputo tutelare i diritti dei legittimi proprietari.

Un progetto a metà tra l’arte e la sociologia urbana – Space Metropoliz – mette poi insieme a partire dal 2011 gli occupanti e un gruppo di artisti, tecnici e scienziati che danno vita al Gioco della luna. È un cantiere, un esperimento immaginativo in cui viene messo in scena il viaggio sulla luna degli abitanti di Metropoliz, come via di fuga da un mondo che li respinge. Il film-documentario sull’iniziativa è disponibile su YouTube al link https://www.youtube.com/watch?v=pK5FTzEaHtA&t=901s.

Verso la luna?
Verso la luce

Dallo sviluppo di questo progetto e dalla necessità di proteggere gli occupanti dal rischio di sgombero, nasce l’intuizione di invitare street artists della scena italiana e internazionale a realizzare i propri pezzi nel sito. Come ci racconta Gianluca “L’arte diventa una barricata a difesa degli occupanti”. In altre parole, la presenza di edifici i cui muri sono dipinti da artisti riconosciuti internazionalmente ne rende più difficoltoso non solo lo sgombero di chi ci abita, ma anche l’abbattimento.

L’appello è stato accolto e negli anni circa 400 artisti hanno lasciato le loro opere sia negli spazi comuni che nelle abitazioni delle famiglie.

Oggi vivono a Metropoliz_città meticcia all’incirca 200 persone, tra cui una sessantina di minori. Famiglie che, pur nella difficoltà delle condizioni materiali di vita, hanno trovato una dimensione che consente loro di condurre un’esistenza dignitosa.

Perdersi dentro Metropoliz

Andiamo in giro per Metropoliz, ascoltando le descrizioni di Gianluca, che dopo una panoramica introduttiva ci accompagna alla scoperta dei murales.

Bol & Lallo
Un’opera collettiva: Blackwan & Tilf, Aladin, e Carlo Gori

Incontriamo le persone che abitano in questo luogo, soprattutto donne con le buste della spesa e tanti bambini che vanno in bicicletta, si rincorrono, si dondolano sulle altalene. Come in altre situazioni di questo tipo, qui i bambini godono di una libertà favorita dalle condizioni di relativa sicurezza del posto, che è negata ai loro coetanei che vivono in situazioni “normali” in un appartamento di una grande città. Sono sorridenti, i più piccoli un po’ intimiditi, i più grandi con la curiosità nei confronti delle immagini che riesci a catturare con la macchina fotografica.

Alice Pasquini
Il terzo occhio

L’esperienza è immersiva. La dimensione del luogo è del tutto differente da quella della città oltre il cancello e il muro di cinta. Niente macchine, niente negozi, gli spazi organizzati in unità abitative e aree comuni, con una grande ludoteca e uno spazio destinato agli spettacoli. Alcuni ambienti hanno mantenuto le infrastrutture del salumificio e i murales vi “celebrano” il maiale in differenti declinazioni.

Parafrasando Escher

Ormai tutte le superfici disponibili sono state occupate e quindi è un susseguirsi di immagini, in sale dove si intersecano spazi e aperture, creando una struttura labirintica. Dopo un po’ si perde la cognizione del tempo e dello spazio. La sensazione preponderante nella prima visita è lo stupore affascinato. Anche se ti sei documentato in anticipo, la realtà in cui ti trovi immerso è del tutto inaspettata e supera ogni immaginazione.

La caffetteria, dove è possibile consumare un pranzo veloce, consente una pausa e restituisce un senso di realtà.

Sten e Lex salutano chi esce
Notizie pratiche

Il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz si trova al 913 di via Prenestina, all’altezza di Tor Sapienza.

Il Museo ha una sua pagina Facebook https://www.facebook.com/museoMAAM, dove si possono trovare informazioni aggiornate sugli eventi e i progetti.

È aperto il sabato dalle 10.30 alle 17. Alle 11 è possibile partecipare alla visita guidata. Nella caffetteria si può pranzare (cucina meticcia).

All’entrata ci è stato chiesto un contributo di 5€.

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