
L’ultimo vasaio di Ficulle
Ficulle. Siamo in Umbria, in una terra di confine. Dall’altra parte della Val di Chiana c’è la Toscana, mentre i colli del viterbese si stagliano all’orizzonte.
In una mattina di piena estate andiamo a visitare il laboratorio dove Fabio Fattorini produce le sue terrecotte. Fabio è un artigiano della lavorazione dell’argilla e proviene da una famiglia di vasai, da generazioni. Era ancora un bambino quando ha cominciato a impratichirsi del mestiere insieme al suo babbo. E ci racconta la tradizione dei vasai di Ficulle, un tempo numerosi. D’altra parte il toponimo, Ficulle, deriva dal latino “figulus”, vasaio. Un mestiere nato e sviluppatosi lì per la presenza dell’argilla nelle crete a valle del paese che la costruzione dell’Autostrada del Sole ha reso non più praticabili.


Oggi Fabio è rimasto l’unico e ultimo vasaio di Ficulle. Unico per il declino iniziato dagli anni ’50 del Novecento, quando gli oggetti in terracotta sono stati a poco a poco, ma in maniera pervasiva, sostituiti dall’alluminio e dalla plastica. Ultimo, perché a Ficulle questo mestiere si estinguerà definitivamente nel momento in cui lui lascerà l’attività, non essendoci nessuno a proseguirla.

Il vasaio non produce, di solito, oggetti raffinati, ma stoviglie di uso quotidiano: piatti, bicchieri, brocche, pignatte. Oggetti che Fabio continua a fabbricare interamente a mano, lavorando l’argilla grezza modellata al tornio, cui aggiunge manici e becchi, cotta in forno per produrre il “biscotto”, decorata con i colori tipici locali – fondo ocra chiaro e “macchie” verdi (ossido di rame) e brune (ossido di manganese) – e poi cotta nuovamente. Fabio ci mostra le diverse fasi della lavorazione, scandite da tempi e operazioni ben precisi che mostrano tutta la sapienza e l’impegno necessari per produrre oggetti pur semplici.

Fabio si racconta e ci mostra il suo lavoro. Dalle sue parole e dai gesti che le accompagnano traspare la passione dell’artigiano e la consapevolezza del valore del suo mestiere. Un’attività che, se da un lato è testimonianza di un tempo ormai passato, dall’altro si apre a nuovi sviluppi. Fabio collabora infatti con artisti ai quali mette a disposizione la sua tecnica e la sua maestria per realizzare oggetti o componenti in terracotta che confluiranno in opere artistiche. E la contaminazione non finisce qui, ché da queste collaborazioni è nata anche una produzione di vasi e oggetti che escono dalla tradizione delle stoviglie di uso quotidiano e con un procedimento che contempla una terza cottura acquistano colori brillanti e accesi e un fine più decorativo.
Nel suo raccontare Fabio ci ripete in diverse occasioni come la sensibilità tattile per ottenere il giusto spessore dell’argilla lavorata si raggiunge dopo anni di pratica. Per questo motivo è un lavoro che richiede un lungo apprendistato da iniziare precocemente. Più volte ci parla del tocco leggero e delicato necessario per levigare un manufatto o per modellare il manico o il becco di una brocca e per unire questi accessori al corpo del contenitore.


Accanto al laboratorio c’è la bottega dove sono esposti gli oggetti in vendita. Sul retro una finestra aperta sul panorama della Val di Chiana con la cima dell’Amiata che si staglia sullo sfondo.

Con un pizzico di rammarico nella voce, Fabio ci conferma di essere l’ultimo vasaio di Ficulle, ché nessuno continuerà il suo lavoro. Per noi il piacere di averlo conosciuto e di aver condiviso con lui un paio d’ore di cui serberemo a lungo il ricordo.
Qualche informazione in più
La visita al laboratorio di Fabio Fattorini è stata una delle attività organizzate dal comune di Ficulle durante l’estate per far conoscere ai turisti il borgo, la sua storia, i suoi protagonisti.
E questo è il link per il sito di Fabio Fattorini https://fattorinifabio.wixsite.com/fabiofattorini

