
Londra in giro d’estate
“Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere.”
È la citazione di Samuel Johnson in copertina sul libro La mia Londra di Simonetta Agnello Hornby, che sfoglio ogni volta che sono in procinto di tornarci. E ogni volta trovo qualcosa che non avevo notato in precedenza e che mi dà lo spunto per nuove scoperte in città.

In estate a Londra il clima può essere caldo e le giornate assolate. Certo i cambiamenti metereologici sono sempre dietro l’angolo e quindi è possibile un repentino abbassamento della temperatura, nuvole, un po’ di pioggia. Ma possono essere eventi transitori e con il bel tempo è il momento giusto per stare all’aria aperta, passeggiare nei parchi cittadini, verdi e pieni di fiori in questo periodo. Le giornate lunghe e il tempo buono, poi, invitano a uscire dalla città per esplorare la campagna inglese, i suoi villaggi e le cittadine che hanno mantenuto tutto il fascino della tradizione locale.
Forte di queste considerazioni, oso addirittura scegliere un hotel fuori dal centro: a Blackheath, un sobborgo al margine meridionale del Greenwich Park, raggiungibile in breve con un treno da Victoria Station o da London Bridge.

DENTRO LONDRA
Come abbiamo trascorso le giornate in città? Abbiamo camminato molto nei parchi. In particolare Holland Park, compreso il delizioso Kyoto Garden e tutto Hyde Park, costeggiando il laghetto, letteralmente invaso da cigni, oche, anatre con le loro nidiate.

Siamo arrivate al Serpentine Pavillion, nostra meta consapevole, da poco inaugurato. Il Pavillion 2022 – Black Chapel – è una costruzione circolare in legno nero, con due alte aperture giustapposte che consentono il transito e un grande oculo sul tetto, che ricorda il Pantheon di Roma. È opera di Theaster Gates, artista di base a Chicago, e ospita una serie di dipinti appositamente prodotti dallo stesso artista.

Accanto al Serpentine Pavillion, sarà presente per tutta l’estate Alienarium 5 dell’artista francese Dominique Gonzalez-Foerster. Difficile da definire, ma molto intrigante, è un’installazione o meglio una serie di installazioni che invitano a immaginare possibili incontri con extraterrestri. La domanda da cui parte l’artista è: What if aliens were in love with us? Noi abbiamo apprezzato il Metapanorama, un collage a 360° che raccoglie in un luogo indefinito – un satellite? un meteorite? – un insieme di esseri umani e non-umani, riconoscibili e sconosciuti, luoghi, piante, manufatti. E forse ancora di più l’esperienza di Realtà Virtuale dove, con appositi visori, ci siamo trovate immerse in un ambiente indefinito di luci, suoni, corpi fluttuanti che potevano simulare una vita extraterrestre. Dieci minuti in una dimensione “altra” di puro godimento!
Una puntata a Camden, per un appuntamento in un ristorante greco.
Camden è un posto… controverso. Ormai è incredibilmente turistico e ha perso l’atmosfera “fuori dai canoni” che lo rendeva imprescindibile fino a qualche anno fa. I negozi sono pieni di paccottiglia e anche i canali con le chiuse hanno perso gran parte del loro fascino, solcati da barchini turistici spinti a remo come fossero gondole, a prua un intrattenitore con tanto di chitarra. Ma… un giro in zona permette di scoprire quanto di nuovo e di meglio si può trovare sulla scena della street art londinese. Noi abbiamo fatto qualche incontro interessante e … belle foto.



Infine Bermondsey, un piccolo quartiere a sud del Tamigi, vicino London Bridge. È veramente una parte della città dove è gradevole fare una passeggiata: tranquilla, locali, piccoli bistrot, pasticcerie. Ci arriviamo in una tarda mattinata domenicale e ci facciamo conquistare dall’atmosfera rilassata.


Una volta era un quartiere industriale, dedicato alla lavorazione delle pelli, dove le concerie sfruttavano la presenza dell’acqua del Tamigi nelle vicinanze. Le vecchie costruzioni che ospitavano le fabbriche sono state riconvertite e oggi vi si trovano innumerevoli spazi di coworking e condomini fighetti. I toponimi – tipo Tanner street – testimoniano l’antica vocazione industriale della zona.

Purtroppo è domenica e troviamo chiuso sia il Fashion and Textile Museum, sia il London Glassblowing, una galleria d’arte dedicata alle produzioni artistiche in vetro. È aperta invece la galleria White Cube ed è una vera scoperta. È uno spazio grande, essenziale, luminoso. Pareti bianche e pavimento grigio. Un vasto corridoio centrale su cui si aprono grandi sale. Una blogger che ne consigliava la visita (https://www.aladyinlondon.com/?s=bermondsey), sostiene che è il posto giusto per sapere cosa si muove nel mondo dell’arte contemporanea a Londra. Noi abbiamo incontrato la mostra di un fotografo tedesco di Lipsia, Andreas Gursky, che lavora su grandi formati, esaltati dagli spazi ampi della galleria.

