
Lo Yemen e la nostalgia
I luoghi importanti e le loro foto producono in noi un effetto secondario inevitabile: un desiderio del ritorno. Se poi questi posti rimangono nella nostra memoria come un’esperienza intensa e particolare, allora continuiamo a seguirne le vicende nel tempo, perché un po’ apparteniamo a loro. Ecco allora che prestiamo più attenzione quando se ne parla in tv o sulla stampa o quando li riconosciamo in altre foto o video. E’ un breve sobbalzo: si chiama nostalgia.

Lo Yemen è uno di questi luoghi. La nostalgia per quel paese si fa oggi preoccupazione e pena per la catastrofe umanitaria che lo avvolge da anni all’interno di una guerra tra poveri, combattuta per interposte potenze regionali, per rivalità religiose e per il petrolio.
Oggi lo Yemen è esplicitamente sconsigliato, anzi invisitabile. Già venti anni fa era zona di rapimenti di stranieri e ci si avventurava accompagnati da scorta militare. Noi però lo visitammo all’inizio degli anni ‘90, in uno dei brevi periodi di pace e da poco riunito, tra un colpo di stato e l’altro, tra l’assassinio di un presidente e il successivo. Quella parentesi fortunata ci permise di percorrere il paese fin quasi al suo incerto confine con l’Arabia Saudita, dove le montagne digradano verso il Rub’ al-Khali, il deserto di fuoco.


Yemen fu per noi la scoperta dell’esotico, l’apparizione delle Mille e una Notte. Un paese poverissimo, dove tutto era fatto a mano: anche i palazzi, che assomigliano a quelli di sabbia dei bambini, ma erano decorati di calce bianca come gioielli preziosi. E tra la sabbia e la polvere, i segni di prosperi periodi passati, mercati vocianti fra torrenti secchi e una spiritualità semplice e profonda.

Visitammo le città del nord San’a e Sa’da; e poi le valli, gli uadi e i villaggi tra le due e una parte della costa sul mar Rosso, fra Hodeida e Moka, fino a Ta’izz a sud. Ci spingemmo a est fino a Baraqish e Ma’rib: oltre c’era solo troppo deserto per arrivare alla perla Unesco di Shibam, che infatti mancammo.


Fu un viaggio tra posti di blocco dell’esercito ma anche di rais locali e sempre tra uomini armati di vecchie pistole, fucili a retrocarica o kalashnikov semiarruginiti e non solo di coltelli cerimoniali ricurvi, le jambiya. Ogni mercato all’aperto che si rispettasse, tra spezie e ortaggi stentati, aveva la sua vendita di armi, rigorosamente da provare appena dietro le dune.
Eppure oltre la facciata bellicosa, incontrammo anche bambini sorridenti e donne curve dentro i nijab.



E poi l’architettura! Ci sembrava qualcosa di medievale: con quelle case-torri e la predilezione per le fortificazioni, i ponti arcuati cha scavalcavano i profondi dirupi, i sentieri di pietra tra i villaggi di montagna. Ci apparivano costruzioni povere eppure sapientissime, cha facevano tesoro dei materiali del posto per arrampicarsi verso l’alto. Le decorazioni artigianali coprivano infissi, cornicioni e usci con merletti di gesso impermeabile, il qadad.

Abbiamo ricercato quelle vecchie diapositive. Le riproponiamo qui perché non siamo affatto sicuri che proprio tutti quegli alti palazzi di mattoni, fango e paglia, quelle mura e quei portali di legno siano rimasti in piedi. Del resto, già allora, sarebbe bastato un piccolo mortaio per spazzarli via. O un progetto residenziale. Perché, come già diceva Pasolini al termine di un suo documentario, “la sola ricchezza dello Yemen è la sua bellezza”.



È un’antica nostalgia che trasformiamo in una testimonianza: si chiama rimpianto.

Riferimenti
Pier Paolo Pasolini – Le mura di Sanaà in https://www.youtube.com/watch?v=i2E8dt5WZas
Un post altrettanto nostalgico sullo Yemen si trova in www.antonellacecconi.it
Freya Stark – Le porte dell’Arabia Felice – Longanesi
Renzo Manzoni – El Yemen. Un viaggio a Sana’a 1877 – 1878 – EDT


Un commento
Antonella Cecconi
Carissimi compagni di viaggi,
grazie per aver inserito il link del mio articolo sullo Yemen e soprattutto grazie per l’opportunità di conoscervi. Visitando il vs. sito ho scoperto che abbiamo amato gli stessi luoghi e Paesi. Vi auguro di scoprirne e raccontarne ancora e di incontrarci su qualche rotta. Complimenti per le vostre foto, buon viaggio sempre, un caro saluto, Antonella Cecconi