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DALLE CATTEDRALI ROMANICHE DI PUGLIA ALLA BASILICATA

Siamo giunti infine all’ultima parte del nostro itinerario che ci ha portati dalle cattedrali romaniche di Puglia alla Basilicata.

Passiamo in Basilicata

E da Ruvo ci avviamo verso Venosa, in Basilicata. La strada è antica, attraversa oliveti delimitati da muretti a secco. Piccole costruzioni in pietra che richiamano nelle forme i trulli, comuni più a sud, sono disseminate nei campi e sui bordi della strada. Proseguendo sotto un’acquerugiola continua e un cielo plumbeo, attraversiamo l’altopiano del Parco delle Murge: bellissimi paesaggi che una foschia leggera rende indefiniti e sognanti.

Lungo la strada che attraversa l’altopiano del Parco delle Murge

Arrivati a Venosa è quasi buio e la pioggia continua imperterrita. Ci concediamo comunque una passeggiata nella cittadina (annoverata a ragione tra i Borghi più belli d’Italia) e ne ammiriamo l’eleganza, la cura, la solitudine….

Venosa, solitaria sotto lo sguardo vigile del poeta Orazio

Troviamo anche qui un Castello, fondato nel tardo ‘400 e sede del Museo archeologico, la bellissima piazza intitolata al poeta latino Orazio, il suo figlio più noto. All’altro capo della città, il Parco archeologico ospita interessanti resti di epoca romana e paleocristiana, cui si aggiunge nella stessa area la cosiddetta Incompiuta, una vasta basilica di cui restano le mura esterne, le absidi, le colonne della navata destra. Incompiuta perché la sua edificazione, iniziata nell’XI secolo, non fu mai conclusa e oggi i resti ben conservati si innalzano su un prato verde che gli conferisce grande fascino.

Venosa, l’Incompiuta
Venosa: antichi rilievi di epoca romana utilizzati nella costruzione delle mura dell’Incompiuta

Il gioco? Andare alla ricerca delle pietre antiche provenienti dall’area archeologica e riutilizzate nella costruzione della chiesa. Passeggiando tra in resti con occhio attento si trovano pietre incise, bassorilievi, lapidi con epigrafi in latino. Ed è un gioco alla ricerca della meraviglia, senza fine…

Accanto al parco archeologico si trova l’Abbazia della Trinità, romanica, con all’interno interessanti affreschi.

Il Palazzo del Balì a Venosa

Il palazzo del Balì di Venosa merita una menzione a parte. Ha un’origine rinascimentale quando era dimora del Balì, dignitario locale dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, e faceva parte del ricco patrimonio dell’Ordine. Dopo alterne vicende, a fine Ottocento l’intero edificio e la sua facciata furono interamente rifatti e ristrutturati. In tempi più recenti, dopo un necessario restauro, il palazzo è ritornato all’antico splendore e adibito a residenza alberghiera. La parte storica del Palazzo è costituita dalla hall e dalle sale dove viene servita la prima colazione. Il restauro ha recuperato le forme e i colori ottocenteschi, che sono quelli di una dimora signorile ed elegante.

Venosa – Palazzo del Balì: la sala della musica
Venosa – Palazzo del Balì: la sala della musica

Viverla ci è sembrato un privilegio e ci siamo sentiti trasportati indietro nel tempo, in un mondo preso in prestito dai romanzi dell’Ottocento. E in effetti non è raro che nelle sale storiche del Palazzo vengano ambientate riprese cinematografiche. Il soggiorno nel palazzo del Balì è stato veramente una sorpresa! (https://www.comune.venosa.pz.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/215)

Melfi è la nostra ultima tappa. Cercando notizie in rete siamo riusciti a prenotare una visita alla Cripta dedicata a Santa Margherita. È una piccola cappella rupestre, scavata nel tufo, con una struttura architettonica di matrice gotica. Risale al XIII secolo e le pareti sono quasi interamente coperte da affreschi: alcuni con una chiara influenza bizantina, altri che denotano influssi di epoca successiva, a volte con un chiaro intento didattico. Tra tutti spicca L’incontro dei tre vivi e dei tre morti, questi ultimi (solo due rimasti oggi) rappresentati da scheletri che ammoniscono i cavalieri di ritorno da una battuta di caccia con la frase “noi eravamo quel che voi siete, voi sarete quel che noi siamo”. La Cripta è un magnifico gioiello, poco conosciuto, almeno dai non addetti ai lavori.

Melfi – la cripta di Santa Margherita

Prima di metterci sulla via del ritorno, ancora a Melfi saliamo fino al Castello, cosa che ci fa fare un bel giro per il centro storico, dove visitiamo il locale Museo archeologico. E anche questo è una bella scoperta. Il Museo conserva il famoso Sarcofago di Rapolla, del II secolo d.C., proveniente dall’Asia minore. Sul coperchio del sarcofago è scolpita una delicata figura femminile distesa su un fianco, con il viso rivolto verso chi osserva. Bellissima.

Melfi – Il sarcofago di Rapolla nel museo archeologico

In generale abbiamo trovato interessante la presentazione museale che espone, ad esempio, corredi funebri ritrovati nelle tombe della zona. Le vetrine sono organizzate mettendo in mostra il corredo funerario nel suo insieme. Quindi oggetti diversi (ceramiche, gioielli, armi, oggetti di uso quotidiano) sono contestualizzati sulla base delle ipotesi degli archeologi sulla identità del defunto.

Da ultimo incontriamo nelle vie cittadine due murales di Krayon che, scopriamo, è originario proprio di Melfi.

Melfi: il murale di Krayon

Informazioni pratiche

Tutti i monumenti (musei, chiese, saline) che abbiamo visitato hanno orari e giorni di apertura che è bene conoscere in anticipo prima di organizzare l’itinerario, tenendo presente che spesso sono chiusi tra l’ora di pranzo e le prime ore del pomeriggio. In generale in rete si trovano le informazioni necessarie, ma qualche volta non sono aggiornate. Può essere utile consultare anche le notizie che vengono postate sui social (facebook, in generale). Per alcune visite (saline di Margherita di Savoia e cripta di Santa Margherita) è stato necessario prenotare in anticipo.

Dove dormire?

Ogni giorno, seguendo il nostro itinerario, abbiamo cambiato sistemazione alberghiera, prenotando con circa una settimana di anticipo. I bed & breakfast/ hotel dove abbiamo soggiornato sono stati tutti all’altezza delle nostre aspettative (in alcuni casi le hanno superate!) e quindi li consigliamo.

A Manfredonia, il Relais del Corso (https://www.relaisdelcorsomanfredonia.it/), piccolo b&b in un palazzo d’epoca, tranquillo e ristrutturato di recente.

A Trani il b&b Novecento – Dimore di poesia (https://dimorenovecento.it/). In un bel palazzo d’epoca avevamo a disposizione una camera ampia, arredata con cura: bellissimi gli aforismi e le citazioni incorniciati sulle pareti e sparsi in tutta la casa. Abbiamo anche apprezzato l’accoglienza e la disponibilità del padrone di casa che ci ha dato consigli sui luoghi da visitare e indicazioni ottime su: dove mangiare?

A Bari ancora un b&b, l’Atipico b&b (https://www.atipicobb.it/) ospitato in una casa in piena Città vecchia, in ottima posizione per la visita. Anche questa è una piccola struttura recentemente rinnovata. Molto gentile e disponibile il gestore.

Infine a Venosa l’hotel Orazio (https://www.hotelorazio.it/), ospitato nel Palazzo del Balì, magnifica residenza d’epoca, cui è stata aggiunta un’ala più moderna che ospita le camere. Anche qui l’accoglienza da parte della famiglia dei proprietari è stata impagabile.

La nostra esperienza culinaria in terra di Puglia e di Basilicata

Ottime esperienze anche sul fronte enogastronomico. Vi proponiamo quelle che, secondo noi, vale la pena ricordare e consigliare.

A Manfredonia la Bottega Signorini, sotto la Torre, ci ha attirato con il suo luminoso dehors. È un’enoteca, con un piccolo menu di semplici piatti cucinati, oltre a un bel tagliere di formaggi e salumi locali.

Ancora a Manfredonia, ristorante Il Cappero (https://www.ristoranteilcappero.it/), vicino al lungomare. Noi abbiamo provato piatti di mare e li abbiamo trovati ottimi.

A Trani, l’Osteria ai Platani (https://www.facebook.com/OsteriaAiPlatani/). Anche qui cucina di pesce di ottimo livello e due piacevoli chiacchiere finali con la padrona, davanti a un limoncello fatto in casa che ci è stato offerto.

A Venosa, il ristorante Al Baliaggio (http://albaliaggio.it/), ospitato al piano terra del Palazzo del Balì: cucina lucana del territorio, rivisitata, in un bell’ambiente luminoso, elegante, sobrio. A noi è piaciuto molto.

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